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09 Apr 2014

Intensificare la lotta contro la contaminazione degli alimenti da PFAS

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Articolo pubblicato lunedì 7 aprile 2014 sul sito del progetto HORIZON 2020: “The EU Framework Programme for Research and Innovation”.

Potranno risultare esotiche ed oscure alla maggior parte di noi , ma sono parte integrante della nostra vita quotidiana , sia che sappiamo della loro esistenza oppure no.

Conosciute come sostanze perfluoroalchiliche ( PFAS ), sono composti chimici che vengono utilizzati in una vasta gamma di prodotti industriali , dal confezionamento di cibi e bevande alle schiume antincendio , ai trattamenti impermeabilizzanti e contro lo sporco per i tappeti o indumenti. Lo svantaggio è che questi prodotti chimici si stanno diffondendo nell’ambiente. Spesso la contaminazione ha origine negli effluenti derivati dal trattamento delle acque reflue effettuato presso siti industriali o urbani.

Come risultato, i composti PFAS si trovano ora negli ecosistemi terrestri e acquiferi. Inoltre , i test hanno dimostrato che i PFAS sono presenti nel sangue della popolazione su scala globale. La potenziale minaccia per la salute umana è chiara.

Sviluppare la capacità di gestire e mitigare questa possibile minaccia era di competenza del progetto PERFOOD finanziato dell’Unione europea (UE).

Si ritiene che siano stati contaminati molti tipi di alimenti e bevande , compresa la semplice acqua potabile . L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ( EFSA) ha fissato i limiti per l’assunzione di PFAS ma tali limiti sono stati difficili da fissare a causa della mancanza di apparecchiature di rilevamento sufficientemente sensibili . Inoltre , la nostra comprensione delle vie attraverso le quali i composti PFAS entrano nel corpo umano e dei loro potenziali effetti sulla salute umana è ancora molto limitata.

Il progetto PERFOOD, riunendo alcuni istituti di ricerca europei altamente specializzati, le cui competenze spaziano dall`analisi chimica di PFAS, al consumo di cibo, l`analisi della qualità dell’acqua, la trasformazione alimentare ed il confezionamento dei prodotti, si era fissato tre obiettivi fondamentali. Il primo era di sviluppare strumenti migliori per rilevare la presenza di PFAS e utilizzarli per ottenere una migliore comprensione della presenza di PFAS nella nostra dieta . Il secondo era quello di capire meglio come i PFAS vengono trasferiti dall’ambiente nei nostri cibi e bevande . Il terzo era investigare quanto la contaminazione della nostra dieta sia causata da materiali in contatto con i cibi, utilizzati per l`imballaggio o per gli utensili con cui sono stati preparati, e quanto invece sia causata dalla trasformazione di acqua e alimenti.

Il team di progetto ha ottenuto progressi significativi in tutti e tre questi obiettivi , tra cui un miglioramento nella capacità di rilevare PFAS negli alimenti e nell`acqua potabile . “Come risultato del lavoro di PERFOOD , i limiti di rilevazione sono stati ridotti di un fattore pari a 100 picogrammi [un millesimo di miliardesimo di grammo ] per grammo , o addirittura inferiori “, spiega il coordinatore del progetto PERFOOD , il professor Pim de Voogt dell` Università di Amsterdam nei Paesi Bassi.

In oltre, svolgendo studi paralleli in quattro diverse località Europee ( Belgio , Norvegia, Italia e Repubblica Ceca ) , gli scienziati del progetto PERFOOD hanno scoperto che alcuni alimenti sono maggiormente contaminati da composti PFAS rispetto ad altri. Questi includono i frutti di mare , pesce , carne di maiale, carne bovina e uova di gallina . Passando ad esaminare i processi attraverso i quali questi composti PFAS sono entrati nella catena alimentare, il team del progetto ha scoperto che , nei bovini , i PFAS potrebbero essere trasferiti da mangimi e dall`acqua alla carne e al latte consumati dagli esseri umani , mentre le verdure assumono i composti PFAS dall’acqua . I pesci di allevamento hanno livelli di composti PFAS inferiori a quelli rilevati nel pesce selvatico poiché nuotano in acque con un`inferiore concentrazione di PFAS.

Inoltre, i ricercatori hanno individuato alcuni “punti caldi” con livelli elevati di PFAS. Tra questi, una località in Belgio vicina ad un sito industriale che produce PFAS ed alcune aree in prossimità degli aeroporti dove si utilizzano elevate quantità di composti PFAS per rendere ignifughe le superfici.

Ultimo ma non meno importante, il team di ricerca PERFOOD ha stabilito una chiara correlazione tra materiali a contatto con alimenti, con un rivestimento a base di fluoro e l`aumento dei livelli PFAS . Questi materiali comprendono carta da forno, involucri per il burro e il formaggio, carta impermeabile ai grassi e imballaggio da fast food.

Il lavoro pionieristico del progetto PERFOOD ha gettato una nuova luce su un tema di grande importanza per la salute umana. ” È stato dimostrato il trasferimento di PFAS da acqua di fonte alle bevande, dai mangimi alla carne, dai latticini al pesce d’allevamento , da terreni alle verdure e dagli involucri agli alimenti ed essa dipende dalla concentrazione di composti PFAS nel materiale d`origine. Ottenuta tale consapevolezza possiamo prendere misure per prevenire che un`ulteriore contaminazione si verifichi in futuro” , conclude il professor de Voogt .

Articolo originale in lingua inglese.

Link utili: www.perfood.eu/

 

07 Jun 2013

Zanzare: scopri i nuovi rimedi

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L’estate sta arrivando. Un fastidioso ronzio nell’aria presto minaccerà la nostra quiete. E tra poco non basteranno i pesticidi a fare silenzio.  Il Deet (dietiltoluamide) che ci spruzziamo sulla pelle con l’arrivo delle zanzare non è solo pericoloso per la salute – specie se, come succede, ne ignoriamo le norme d’utilizzo – ma inizia anche a essere inefficace.

Autan, Off e simili: potenzialmente dannosi e a tratti inefficaci
Come riporta la prestigiosa rivista scientifica Plos One, le zanzare – anche quelle della specie più pericolosa, l’Aedes aegypti che diffonde malaria e febbre gialla – sono in un primo momento allontanate dal repellente più diffuso al mondo, ma già al secondo contatto lo ignorano, e si comportano come se non ci fosse. I ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine, che hanno condotto lo studio, hanno quindi sottolineato che serve nuova ricerca per mettere a punto nuovi antiparassitari chimici, più efficaci. Per farlo, ” dobbiamo capire come agiscono queste sostanze e come vengono recepite dagli insetti”, hanno spiegato alla Bbc. Infatti, sebbene il Deet – contenuto ad esempio nell’Off – sia in commercio da 40 anni (è stato messo a punto per proteggere i soldati americani in Vietnam), ancora non si sa di preciso come funziona. Fatto non particolarmente confortante. Ma esistono alternative efficaci ai pesticidi da borsetta?

Gli oli che, non diluiti, funzionano proprio come i pesticidi
I repellenti a minor rischio per la salute sono quelli a base di citronella, chiodi di garofano e menta. La citronella è la sostanza più venduta a questo scopo. E al contrario di quel che si dice, funziona molto bene per almeno un paio d’ore, come anche altri oli: solo che non deve essere diluita. Secondo uno studio compiuto all’Università di Mahidol, in Tailandia, mettendo a confronto 38 olii essenziali ricavati da piante, i più efficaci sono gli oli non diluiti di citronella, patchuli, chiodi di garofano e Zanthoxylum limonella (estratto da un albero che in Tailandia si chiama Makaen). L’olio di chiodi di garofano non diluito si è mostrato anche il più duraturo: efficace al 100% per 4 ore. Anche l’olio di limone eucalipto si è rivelato funzionale, addirittura fino a 6 ore: proprio come l’Icaridina (principio attivo dell’Autan). Lo ha sancito anche l’Istituto Nazionale per la Salute pubblica americano, che, vista la minore tossicità, ne consiglia l’uso. La tossicità è minore, certamente molto minore, ma non assente: l’alta concentrazione rende questi oli comunque potenzialmente irritanti per gli occhi e la pelle, se non vengono usati nel modo corretto. Ma sicuramente non ci sono i potenziali effetti neuro-tossici associati a un uso improprio di Deet e Icaridina. Come regola generale, meglio i prodotti spalmabili degli spray (che vengono inalati più facilmente e arrivano su occhi, cibi e bevande); e poi è sempre bene lavarsi le mani dopo averli usati (sempre all’aria aperta e lontano dai bambini).

No alle candele
A sostenere ulteriormente la durata degli oli, ci possono poi essere sostanze fissanti come la vanillina, estratta dalle bacche di vaniglia, che fa rilasciare il principio attivo un po’ più lentamente. Per trovare oli non diluiti però serve un po’ di fatica: gli spray che si trovano più facilmente in commercio hanno concentrazioni che variano appena dal 5 al 15%, e sono efficaci per soli 20 minuti circa. Per quanto riguarda le candele alla citronella invece – come dimostra un altro studio – non c’è proprio alcuna efficacia (almeno contro l’Aedes Aegipty).

Fonte: wired.it

07 giugno 2013  di Michela Dell’Amico

26 Apr 2013

Meglio correre o camminare?

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La domanda tormenta medici e sportivi da almeno 30 anni. Ora uno studio chiarisce alcuni punti: a parità di sforzo la camminata è più salutare mentre la corsa fa dimagrire più in fretta

Meglio una bella passeggiata, lunga e tonificante, o una corsa veloce e brucia i grassi? Da 30 anni gli esperti si dividono a colpi di pubblicazioni e vasti studi, e recentemente la cosa si è fatta ancora più imbarazzante, con la stessa ricerca titolata in modi opposti: “ Camminare è più sano che correre”, ha scritto il Guardian contro l’ Health Magazine che titolava invece “ Per perdere peso meglio correre che camminare”.

Il lavoro – durato 6 anni – è dello stesso autore, Paul Williams, che ha condotto le sue ricerche al Lawrence Berkeley National Laboratory e che ha usato gli stessi dati per pubblicare due diversi paper: dai risultati opposti. O almeno così può sembrare. Il primo mostra che chi corre resta magro o dimagrisce più facilmente di chi cammina, soprattutto se è sovrappeso, nonostante impieghi la stessa quantità di energia nello sforzo. Il secondo sottolinea però che la camminata risulta la scelta migliore per prevenire la pressione alta, il colesterolo e il diabete: ovvero i principali imputati per le malattie cardiache. Ma sappiamo che all’aumento di peso sono collegate queste ed altre patologie, dunque: cosa è più salutare?

Bisogna considerare – fa notare Slate – che perdere peso non significa essere in forma, e la salute metabolica ha a che fare con l’ipertensione e i trigliceridi nel sangue, piuttosto che con i grassi intrappolati sotto l’epidermide. Quindi sì, chi cammina può – se non bilancia la propria alimentazione – prendere o mantenere più chili di chi corre, ma in fatto di “salute” generale (pressione, colesterolo e diabete) sarà un passo più avanti. Giusto un passo però: al giudizio scientifico i risultati sono sostanzialmente simili (vedi i parametri in fondo all’articolo). In altre parole possiamo dire che sì, camminare a passo sostenuto, o in pendenza, è un po’ più salutare che correre; mentre correre è in certi casi più efficace per dimagrire.
Quel che è importante, è decidersi a fare movimento.

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26 aprile 2013  di Michela Dell’Amico

12 Apr 2013

Philips: lampada LED più efficiente al mondo

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Philips ha presentato una lampada LED dall’efficienza luminosa di 200 lm/W, il doppio di quelle a fluorescenza. Le conseguenze sui consumi sono notevoli.

I ricercatori Philips hanno messo a punto una lampada LED dall’efficienza luminosa eccezionale: 200 lumen per Watt, un valore estremamente elevato se si considerano i 100 lumen/W delle normali lampade a fluorescenza e i 15lm/W della lampadine tradizionali.

La nuova lampada, che conferma il grande impegno di Philips nel settore dell’illuminazione, è ancora un prototipo ma è già prevista la sua produzione e commercializzazione, con ottime conseguenze in termini di consumi e riduzione di emissioni di CO2. Doppia efficienza luminosa significa ottenere il medesimo livello di illuminazione con la metà dell’energia: secondo le rilevazioni del produttore, nei soli Stati Uniti i 200 terawatt di elettricità consumati ogni anno dalle lampade a fluorescenza potrebbero diventare 100, con un risparmio complessivo di 12 miliardi di dollari.

Philips, che intende indirizzare il prodotto soprattutto agli uffici e alle aziende (che, non dimentichiamolo, rappresentano più della metà del consumo globale), ci tiene a precisare che il risultato di efficienza è stato ottenuto senza sacrificare la qualità della luce, che rispetta gli elevati standard previsti dalla normativa sul lavoro (americana).

Fonte: dday.it

28 Mar 2013

Google Street View a Fukushima: viaggio nel “day after” nucleare

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Un percorso virtuale nelle terre sconvolte da terremoto e tsunami nel 2011, con i conseguenti danni alla centrale atomica Daiichi. Una visione di devastazione, nessuno per chilometri, surreali paesaggi di rottami e macerie. Un memoriale interattivo alla vita cancellata.

Ecco il link alla pagina ufficiale.