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03 Mar 2009

Febbraio 2009: Un mese diviso in due

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Secondo appuntamento con le “curiosità meteo” di Cologna Veneta.
Come qualcuno avrà intuito dall’articolo del mese scorso, sono un appassionato di meteorologia.
La mia passione nasce alla fine degli anni ’70 ma si concretizza nel 1981 quando mio padre mi costruisce una stazioncina meteo sul terrazzo di casa. Da allora, per quasi trent’anni ho raccolto un’infinità di dati e con questi mi è possibile elaborare grafici e statistiche; quest’anno ho pensato di rendere noti i dati mensili raffrontandoli agli anni passati e in particolare al ventennio 1981-2000.

cirri_2007

Valori medi: min. 1.29° max 9.89° media 5.59°

Giorni di nebbia:  0

Giorni di pioggia:  10, di cui 2 con Neve o Nevischio

Precipitazione totale:  mm 48,9

Neve totale:  cm c.ca 0,5

Come per gennaio, il valore medio di temperatura di febbraio è stato di appena 0,1° al di sopra della media, dunque abbastanza normale. Tuttavia, il mese è stato diviso a metà: ai primi 11 giorni con valori termici decisamente caldi e giornate spesso piovose si sono contrapposti 14 giorni di gelo, registrati tutti dal giorno 12 in poi. Però il freddo che abbiamo sentito non è stato molto intenso: non oltre i -4,0° ; a cavallo degli anni ‘80-’90 si sono avuti invece valori termici di -5,0° o -6,0° con una punta di -12,0° nel 1991. I valori massimi si sono mantenuti freddini sull’ordine dei 9,0-11,0°, con 14,0° registrati nell’ultimo giorno del mese. In generale, negli anni scorsi, si erano toccati i 16,0° o 17,0°, con un assaggio di primavera; nel 1990 si è avuto il valore record di 21,5°.

I quantitativi di precipitazione (48,9 mm) sono stati di poco sopra i valori medi, anche se già il 2007 ha registrato un valore di 58 mm e il 2004 adirittura di 142 mm.
Per quanto riguarda la neve è da rilevare che negli ultimi anni non è mai comparsa mentre quest’anno si sono avute almeno due brevi spolverate l’1 e il 15 del mese. Si deve tornare al 2005 per ricordare intense nevicate che hanno portato ad accumuli di oltre 13 cm.

Silvano Marcati

 

01 Feb 2009

Gennaio 2009: freddo ma non troppo

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stazione meteo

Cologna Veneta - stazione meteo

Valori medi: min.  0.08° max     4.63° –  media  2.35°

Giorni di nebbia: 13

Giorni di pioggia: 17 di cui 4 con Neve o Nevischio.

Precipitazione totale: mm 66,0

Neve totale: cm c.ca 10,5

Negli ultimi anni abbiamo avuto inverni eccezionalmente caldi, per cui questo gennaio appena trascorso ci è sembrato notevolmente freddo. Tuttavia, il valore medio del mese (pari a 2,35°) è circa 0,1° sopra alla media del ventennio 1981-2000. Dunque un gennaio abbastanza normale, senza eccessi di freddo nei valori minimi (appena -6,5°); basta tornare indietro al 2002 per ritrovare valori di ben 7,5° sottozero! I giorni di gelo non sono stati più di 15, diluiti nel mese e soprattutto nella prima parte. Negli anni ’80 e ’90 si sono avuti in questo mese periodi di gelo prolungato e intenso, (ad esempio 24 giorni nel 1990 o l’intero mese nel 2000). L’anno scorso, invece, gennaio ha registrato solamente 7 giorni di ghiaccio con valori non oltre i -2,5°.

L’anomalia, piuttosto, è riscontrabile nelle precipitazioni; infatti, gennaio è solitamente un mese secco con quantitativi mediamente inferiori ai 50 mm e spesso ridotti a meno di 10. Valori mensili così elevati si ritrovano raramente negli anni passati; scorrendo l’archivio a ritroso si notano i 97 mm del 2001 e poi del 1996; quindi gli 84 mm del 1987 e gli oltre 100 mm del 1986 e del 1985.

La nevicata importante del mese si è avuta tra la notte di S. Silvestro e la mattinata di Capodanno con un accumulo di 10 cm.

Silvano Marcati

04 Sep 2008

2007, eolico supera nucleare

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Proprio così: nel 2007 la produzione di energia eolica ha superato quella del nucleare. Al dato così eclatante si devono aggiungere fondamentali considerazioni sul costo dell’uranio che negli ultimi 5 anni è aumentato di ben 6 volte (quello del petrolio è triplicato), facendo del nucleare un metodo antieconomico per la produzione di energia. Di contro l’eolico oltre ad essere conveniente crea 5 volte più occupazione rispetto al nucleare.

In Italia crescono rapidamente gli acquisti consociati di pannelli solari. Il futuro energetico è  libero da monopoli pubblici o privati.

Leonardo De Togni

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11 Jun 2008

Nuova energia dal peso di un passo

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Roma – L’ecologia è il nuovo trend dell’ICT mondiale. Le aziende sono sempre più attente alle ricadute ambientali delle proprie infrastrutture e delle proprie tecnologie, ma la vera novità è che le fonti di energia alternativa si stanno facendo sempre più curiose e originali: chi avrebbe immaginato che fare la corsa per prendere il treno al volo potesse illuminare una stazione?

È quanto si accingono a realizzare nel Regno Unito, dove il pavimento della stazione di Victoria Station potrebbe trasformarsi presto in un generatore in grado di alimentare 6.500 lampadine. Secondo le stime dei tecnici che lavorano al progetto, il passaggio ogni ora di 34mila passeggeri dovrebbe essere in grado di garantire abbastanza energia da illuminare l’intera stazione, a patto ovviamente che si cammini con le proprie gambe senza imbambolarsi sui rulli.

L’idea è quella di utilizzare la pressione esercita dai piedi durante la rullata: il peso viene prima appoggiato sul tallone e poi scorre verso la punta, e questo movimento può essere sfruttato per far scorrere anche un liquido posto sotto il pavimento. Il flusso mette in movimento delle mini-turbine, che trasformano l’energia cinetica in energia elettrica, che a sua volta viene immagazzinata in delle batterie.

“Bisogna solo rendersi conto del fatto che tutte le strutture si muovono un po’ – spiega David Webb, uno degli ingegneri impegnato nella trasformazione di Victoria Station – Questo tipo di tecnologia serve appunto per sfruttare in modo utile l’energia prodotta da questo movimento”. Non soltanto i pavimenti possono essere sfruttati per questo scopo, ma anche le rotaie o i ponti dove transitano i treni: esperimenti in questo senso sono già stati portati a termine con successo, visto anche che la massa di locomotiva e vagoni e la velocità con la quale si spostano è decisamente superiore a quella di un passeggero.

I possibili sviluppi di questa tecnologia sono molteplici: qualsiasi oggetto in movimento, che si tratti di un elmetto calzato da un soldato o di una antenna sul tetto di un palazzo, potrebbe essere sfruttato per accumulare preziosa energia da utilizzare in seguito. Si tratta di tecnologia a portata di mano, che ha già visto alcuni prototipi funzionanti in circolazione, che probabilmente da sola non basterebbe a coprire l’intero fabbisogno di una città ma che potrebbe essere integrata con altre tecnologie per ridurre in maniera consistente la produzione di anidride carbonica causata dall’utilizzo di combustibili fossili.

È il caso, ad esempio, delle celle a combustibile. Da anni si discute di una loro sempre più imminente introduzione su larga scala, ma ora finalmente sembra che in Giappone si siano decisi a fare sul serio: sarebbero più di 3mila le famiglie di Tokyo pronte a far installare davanti alla propria abitazione un apparecchio per la cogenerazione di energia elettrica prodotto da Matsushita Electric. Un progetto che potrebbe espandersi velocemente, e che porrebbe la nazione del sol levante all’avanguardia nel cammino verso l’idrogeno.

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28 May 2008

Clima: G8, A Kobe si cerca la soluzione ma il nodo è politico

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Fonte: www.ansa.it

KOBE – La lotta è contro il tempo: il riscaldamento globale danneggia la terra in modo più rapido di molte previsioni e la corsa senza fine dei prezzi del petrolio rischia, paradossalmente, di accelerare la crescita delle emissioni di gas serra. Il quadro è allarmante e, per questo, scienziati e attivisti hanno invitato senza mezzi termini i ministri dei Paesi più industrializzati ad agire con tempestività. L’occasione del confronto cade durante il vertice ministeriale del G8, il Gruppo degli Otto Grandi, dedicato all’ambiente, che ha aperto i lavori a Kobe, in Giappone, per una tre giorni di confronto a tutto campo dedicato ai cambiamenti climatici.

Nel corso di una tavola rotonda, tenuta nel pomeriggio, gli ambientalisti hanno invitato ad adottare rapide azioni per arginare gli effetti del rialzo delle temperature nel mondo che, secondo gli scienziati, mette rischio su scala globale la sopravvivenza di gran parte della flora e della fauna esistente, e provoca fenomeni catastrofici come inondazioni e siccità. Alcuni dati su tutti: il rapido scioglimento dei ghiacci artici, l’aumento dei danni alle colture e altri problemi moltiplicano i loro effetti dannosi, ha affermato Bill Hare, del Potsdam Institute for Climate Impact Research. Durante l’estate, il ghiaccio nel mare Artico, per esempio, si è portato a livelli tanto bassi lo scorso anno da essere pari al 40% in meno della stima ipotizzata nel periodo tra il 1979 e il 2000. Il greggio schizzato oltre i 130 dollari al barile, incoraggia l’uso del carbone, combustibile molto più economico, ma anche molto più inquinante. “I recenti sviluppi nel settore energetico – ha proseguito Hare – sono fattori di rischio. E’ troppo presto per dire se si tratta di un cambiamento di modello, ma di certo è un fattore di rischio”. Il summit di Kobe è preparatorio per l’incontro del G8 del prossimo luglio, nell’isola di Hokkaido, dal quale ci si attendono indicazioni più precise sulla convergenza necessaria per il patto internazionale da firmare entro dicembre 2009 per combattere il riscaldamento globale. L’anno prossimo sarà dunque la presidenza italiana del G8 ad assumere un ruolo importante per la ricerca di un difficile consenso su un tema tanto cruciale: l’esordio internazionale a Kobe del neo ministro Stefania Prestigiacomo si inquadra anche in questa prospettiva. Non a caso il minsitro ha avuto un incontro diretto con il responsabile statunitense dell’ambiente, Stephen Johnson. Prestigiacomo è intervenuta pure alla tavola rotonda sulla “biodiversità”, osservando che si tratta di una ricchezza da non disperdere, ma da capitalizzare, che “va intuita e percepita come un nostro capitale. Se saremo bravi a gestire le risorse rinnovabili e a garantire che le nostre economie divengano sempre più sostenibili, il futuro dei nostri Paesi potrà avere molti problemi in meno da affrontare”. Yvo de Boer, il responsabile delle questioni climatiche dell’Onu, ha spiegato che si aspetta che l’appuntamento di Kobe riesca a impostare la fase decisiva per il vertice di Hokkaido. I paesi del G8, (di cui fanno parte Stati Uniti, Giappone, Russia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia e Canada), hanno la necessità di determinare gli obiettivi di medio termine per le emissioni di anidride carbonica entro il 2020, con un chiaro impegno sul trasferimento di tecnologie pulite ai Paesi in via di sviluppo. I primi incontri di Kobe hanno evidenziato ancora divisioni, con Paesi, come il Giappone, che hanno chiesto maggiore impegno a quelli in via di sviluppo che, a loro volta (il Brasile, ad esempio), hanno sottolineato che le nazioni ricche devono aiutare quelle più povere con il trasferimento di tecnologia. Hilary Benn, capo delle questioni ambientali britanniche, ha sostenuto che il mondo non ha scelta adesso che gli scienziati hanno dimostrato che la terra non può che assorbire che una quantità limitata di gas serra prima che le temperature troppo alte. “Il problema fondamentale che abbiamo è solo politico”, ha aggiunto.